Cantucci

Quest’estate ho girovagato sugli Appennini fra l’Emilia e la Toscana.
Il padrone di casa di uno dei B&b nei quali mi sono fermata produceva in casa un delizioso Vin santo.

Non ho trovato i tradizionali cantucci di accompagnamento in versione vegan così ho sperimentato questa ricetta una volta rientrata in città.

Buona la prima, sono soddisfatta e felice di condividerla.

Super buoni anche nel caffè a colazione.

cantucci

Cantucci

Preparazione: 10 min
Cottura: 35 min

Ingredienti per circa 20 biscotti

  • 100g farina di farro integrale
  • 100g farina semintegrale tipo2
  • 100g di zucchero di canna (grezzo o no)
  • 100g di mandorle o nocciole
  • 60g di olio di cocco deodorato
  • 40-50g di acqua
  • la punta di un cucchiaino di lievito per dolci
  • un pizzico di sale

Preparazione

  1. Accendere il forno a 180°
  2. Macinare a velo lo zucchero di canna e mescolare bene con le farine, il lievito e il sale
  3. Aggiungere l'olio di cocco in stato liquido e l'acqua per gradi, impastando velocemente, fino ad ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso
  4. Incorporare le mandorle o le nocciole intere
  5. Formare un panetto alto circa 2cm e largo 4/5cm
  6. Infornare su une teglia coperta di carta fornoper 20 min
  7. Sfornare, abbassare il forno a 160°, lasciar raffreddare qualche minuto, qundi tagliare in diagonale tocchetti di circa 1,5cm con colpi decisi di coltello
  8. Girare i biscotti sul fianco e reinfornare per 15 min, girandoli nell'altro verso dopo 7/8 min
  9. Lasciar raffreddare e servire con Vin santo

Informazioni

Una consacrazione ufficiale dei cantuccini si trova nel dizionario dell'Accademia della Crusca che nel 1691 ne diede la seguente definizione: "biscotto a fette, di fior di farina, con zucchero e chiara d'uovo"[4]. I cantucci più famosi del tempo erano prodotti a Pisa, mentre le mandorle entrarono a far parte degli ingredienti soltanto in alcune varianti, quali i "biscottelli" dell'epoca di Caterina de' Medici, per assurgere a elemento caratterizzante a partire dalla seconda metà dell'Ottocento. La prima ricetta documentata di questo dolce è un manoscritto, conservato nell'archivio di Stato di Prato, di Amadio Baldanzi, un erudito pratese del XVIII secolo. In questo documento i biscotti vengono detti alla genovese. Nel XIX secolo Antonio Mattei, pasticciere di Prato, ne mise a punto una ricetta divenuta poi classica, con la quale ricevette numerosi premi a fiere campionarie in Italia e all'estero, tra cui una menzione speciale all'esposizione universale di Parigi del 1867. La bottega di "Mattonella" (nome popolare del biscottaio) esiste ancora oggi a Prato ed è considerata la depositaria della tradizione dei cantucci. Ci sono varie teorie sull'origine del nome Vinsanto Una versione da Siena parla di un frate francescano che nel 1348 curava le vittime della peste con un vino che era comunemente usato dai confratelli per celebrare messa; subito si diffuse la convinzione che tale vino avesse proprietà miracolose, portandogli l'epiteto santo. Un'altra versione viene da Firenze: durante il Concilio di Firenze del 1439, il metropolita greco Giovanni Bessarione proclamò, mentre stava bevendo il vin pretto: "Questo è il vino di Xantos!", forse riferendosi a un certo vino passito greco (un vino fatto con uva sultanina pressata) di Santorini. I suoi commensali, che avevano confuso la parola "Xantos" con 'santos', credettero che egli avesse scoperto nel vino qualità degne di essere definite "sante". In ogni caso, da quel momento il vin pretto fu chiamato Vin Santo. Una variante della storia narra che egli abbia usato la parola Xanthos (in greco ξάνθος significa giallo) mentre parlava del vino. L'origine meno romantica, ma probabilmente più verosimile, è l'associazione di questo vino con il suo uso comune durante la messa. Secondo un'altra versione il vino è denominato Vinsanto perché anticamente le uve venivano fatte appassire fino alla settimana santa, indi poi pigiate e torchiate. Wikipedia